Il Libro d’Ore Durazzo , così chiamato dal nome del suo più tardo proprietario, è un capolavoro assoluto della miniatura italiana del Rinascimento. Un’opera eccezionale, che si distingue da ogni altro codice devozionale ad uso privato per due peculiari caratteristiche: l’uso della pergamena purpurea e la crisografia , cioè la scrittura a lettere d’oro.
Un fecondo sodalizio
Con le sue centinaia di miniature e iniziali figurate, il Libro d’Ore Durazzo è la prova più eccelsa del pittore e miniatore parmense Francesco Marmitta , mentre la scrittura si deve a un maestro dell’arte calligrafica, Pietro Antonio Sallando , che insegnò grammatica all’Università di Bologna.
Il programma iconografico
Realizzato nei primi anni del XVI secolo, il Libro d’Ore Durazzo , noto anche come Offiziolo Durazzo , è una raccolta di salmi e preghiere (Uffici) da recitare nelle diverse ore canoniche della giornata: il mattutino, le lodi, l’ora prima, terza, sesta e nona, i vespri, la compieta. Molto diffuso nel Trecento e nel Quattrocento specialmente in Francia e nei Paesi Bassi, il Libro d’Ore era destinato all’uso dei laici, era generalmente decorato con numerose miniature e si apriva con un Calendario illustrato con il ciclo dei Mesi e le relative occupazioni.