L’autore della raffinata decorazione del Libro d’Ore Durazzo è il pittore Francesco Marmitta (1462/1466 ca. – 1505). Un artista splendido e sontuoso, dotato anche come gioielliere e intagliatore, ma di cui sappiamo ben poco. I documenti attestano la sua appartenenza a una nobile famiglia di Parma , ma la sua formazione artistica rimane oscura, anche se il Vasari ne apprezzava le opere giovanili. L’unica opera di pittura che gli viene riconosciuta senza incertezze è la Pala di San Quintino del Louvre, databile però in epoca posteriore.
Tre codici prestigiosi
Nel campo della miniatura sono invece certamente di sua mano tre codici eccezionali, che attestano l’altissima qualità delle sue doti: oltre al Libro d’Ore Durazzo , una splendida edizione delle Rime e dei Trionfi del Petrarca, realizzata per il bolognese Giacomo Giglio e conservata alla Landesbibliothek di Kassel, e il bellissimo Messale del Museo Civico di Torino, eseguito a Roma per il cardinale Domenico della Rovere. Nelle pagine dei suoi capolavori, oltre a una delicata sensibilità di tocco e a una spiccata attenzione per il paesaggio , il Marmitta, fedele alla sua fama di orafo, sfoggia la sua predilezione per gemme, medaglie e cammei miniati con straordinaria maestria.
Una meravigliosa decorazione
Le splendide illustrazioni del Libro d’Ore Durazzo sono il prodotto della piena maturità del Marmitta e rivelano una cultura figurativa assai varia e complessa. La meditata ripresa della tradizione classica , evidente nell’uso della porpora e delle lettere d’oro, è confermata infatti dal lessico ornamentale costituito da candelabre, panoplie, medaglie, cammei e bucrani, mentre il linguaggio pittorico del Calendario e degli Uffici della Vergine rivela un aggiornamento sulle ultime acquisizioni della cultura figurativa emiliana , con particolare attenzione al Francia e ad Amico Aspertini.