La committenza

Rimane finora senza soluzione il problema della provenienza del Libro d’Ore Durazzo, forse originariamente commissionato da un magistrato veneziano, ma poi ben presto acquistato da un altro personaggio, con ogni probabilità parmense. Quest’ultimo potrebbe essere identificato con il misterioso collezionista ritratto dal Parmigianino , intorno al 1523-1524, in un dipinto ora conservato alla National Gallery di Londra: l’aristocratico viene rappresentato con gli oggetti che alludono alla sua passione di antiquario e collezionista di rarità, tra cui appunto il Libro d’Ore Durazzo, che lo sconosciuto stringe nella mano sinistra. Agli inizi degli anni Venti del Cinquecento, dunque, il codice era a Parma, dove il Marmitta aveva fatto ritorno al termine della sua carriera prima di spegnersi prematuramente nel 1505 durante un’epidemia di peste.


Le vicende del codice

Dopo la permanenza a Parma, il codice dovette forse passare in Portogallo con il secondogenito di Francesco Marmitta, Jacopo, ma nell’Ottocento risultava in mani genovesi , dapprima presso il mercante Antonio Bacigalupo, che lo aveva ereditato dal padre Francesco, poi nella collezione del marchese Marcello Luigi Durazzo , ultimo discendente di uno dei rami della nota famiglia genovese, che lo aveva acquistato dalla vedova del Bacigalupo, Maria Aubert, rimasta vedova nel 1826, per poi lasciarlo per legato testamentario, nel 1848, alla Biblioteca Berio di Genova .

Il nome con cui è noto il manoscritto si deve proprio al marchese Durazzo, nella cui collezione viene reso noto per la prima volta dallo storico Luigi Cibrario , verso la metà del XIX secolo, con queste parole : “Il marchese Marcello Durazzo possiede un uffiziolo di Madonna in pergamena violata e in lettera d’oro, miniato con tanta grazia e bellezza, ch’io lo tengo per uno de’ codici più preziosi in questo genere”.

Ancora oggi il codice viene indicato dallo schedario interno della biblioteca con la seguente segnatura , non altrimenti visibile sul manoscritto: “Horae Beatae Mariae Virginis, cum Kalendario (Offiziuolo Durazzo)”.


Parmigianino
Parmigianino


Genova
Genova


Il facsimile riproduce fedelmente e in ogni suo aspetto la legatura originale in argento cesellato, sbalzato e parzialmente dorato. Completano la legatura due fermagli con piccoli rubini al centro.

Il misterioso collezionista ritratto dal Parmigianino nel 1523 stringe nella mano sinistra il Libro d'Ore Durazzo.

Ogni codice miniato è "unicum" fragile e delicato gelosamente custodito nel deposito di una biblioteca e quindi inaccessibile al pubblico e spesso anche agli studiosi. Per questo nascono le edizioni in facsimile. Tesori sommersi, riportati alla luce per tutti coloro che amano il bello e apprezzano il piacere della cultura.